• 1998: Kalat pubblica la Carta dei sentieri trekking di Erice, integrando tratti praticabili dell'antica viabilità.
  • 1997: Prima ipotesi per la fruizione dei sentieri ericini con la proposta del circuito del Sentiero delle Tre chiese e Sentiero della Gariga.
  • 1997: studio planoaltimetrico del sentiero delle tre chiese.

SENTIERICE

Può Afrodite vivere in un posto qualunque?

Con i dati raccolti durante le attività di ricerca territoriale e d'archivio del Progetto KALAT a Erice tra il 1996 e 1997, nel 1998 è stata prodotta dall'APT grazie al supporto di  G.Catania e la disponibilità di Peppe Butera e Peppe Poma, la Carta dei sentieri trekking  di Erice.

La carta che rappresentava solo il primo passo di una più articolata serie di attività da promuovere sulla vetta e sul monte, proponeva già venti anni fa, la fruizione di due sentieri, resi praticabili attraverso interventi minimali e segnalati sul posto con una adeguata simbologia.

I due sentieri,  ottenuti  attraverso lo studio e l’integrazione della sentieristica ancora percorribile erano il Sentiero delle Tre chiese (denominazione conservata fino ad oggi nelle recenti attività comunali e forestali) e il Sentiero della Gariga, che attraversava il versante di Sud orientale della montagna, raccordandosi al precedente al Capo delle Scale, punto di arrivo delle antiche scalinate di accesso ad Erice (La Soprana e la Sottana) creando un suggestivo circuito sentieristico ad alta valenza paesaggistica, archeologica e allora naturalistica di cui avrebbe potuto beneficiare già venti anni fa sia Erice che Valderice.

L'attività svolta ad Erice, con Sentierice, ha pure compreso uno studio di documenti d'archivio sui sentieri, lo studio e rilevo dei basilari ericini, degli interventi di recupero di alcuni tratti di sentiero: da Porta carmine a Porta Spada e il percorso sotto il Castello, che però dovette restare incompleto. 

  • Sentierice

    Nel 1996 e 1997 l'attività di ricerca sul campo del Progetto KALAT nel territorio ericino, ha riguardato lo studio sul campo e d’archivio della sentieristica storica e dei basolati ericini, con mappatura del versante orientale del Monte condotta attraverso sopralluoghi sistematici, estensivi, coordinati, su larga scala e una concreta e diretta attività di recupero, di alcuni tratti di sentieri. Tali iniziative ci hanno così consentito già nel 1998, la pubblicazione della Carta dei sentieri trekking di Erice, volta a ripercorrere la viabilità storica per cultura, diletto, sport, hobby… permettendo di collegare e godere dei punti panoramici che la montagna offre; riscoprire e poter tutelare i  siti archeologici connessi dalla viabilità; conoscere  meglio il territorio, la sua organizzazione, identità e storia.

  • La crisi della sentieristica storica

    Lo studio condotto sia sul campo che in archivio con il Progetto KALAT ha rivelato come i percorsi stradali del territorio esistenti prima degli inizi del secolo scorso non siano poi tanto cambiati negli ultimi millenni, giacchè sono rimasti costanti sia l’orografia dei suoli montuosi, sia i “mezzi di trasporto”: il cavallo, il mulo, il carro.

    E’ solo l’arrivo delle automobili che nel corso del XX secolo, stravolge il sistema della sentieristica storica, in cui il sistema di antichi sentieri montani, stretti, volte gradonati, ripidi, a zig zag, risultano incompatibili per il traffico veicolare che necessita di nuove strade, più larghe, con ampie curve e pendenze più dolci. Sui fianchi del monti, i due tipi di tracciati non sono quasi mai direttamente sovrapponibili e agli inizi del '900 il millenario sistema viario di Erice entra in crisi. L'innovazione tecnologica genera il progressivo e totalizzante uso delle autovetture, mentre il lungo periodo di pace e benessere sociale e il progressivo sviluppo commerciale ed economico dei siti a valle avviano il grave spopolamento della vetta, con la conseguente drastica diminuzione dell'uso dei sentieri, ridotta o assente manutenzione e l’accellerazione progressiva del loro degrado, tanto che persino i sentieri maggiori vengono progressivamente ridotti a viottoli  irregolari, mentre interi tratti vengono tagliati nella costruzione delle moderne strade o divelti per esigenze idrogeologiche o privatizzati, o forestati in modo spesso scriteriato.

  • La metodologia

     

    I sentieri del Monte Erice, rinvenuti durante le attività di ricerca sono stati schedati, con sigle diverse  ST  = strada con selciato in ciottoli, eventuali gradini, e muri di terrazzamento in blocchetti di calcare locale; SE  = sentiero sprovvisto di fondo stradale, stretto e ripido (anche tracciato o munito di muri di sostegno); SF  = strada sterrate del Corpo Forestale. Durante le attività di ricerca oltre ai sentieri sono mappati: A  = punti panoramici; B  = punti impervi; C  = punti d'acqua; D  = cave; E  = grotte; F  = punti naturalistici, di interesse botanico, geologico, ambientale; HA= siti di interesse archeologico; IA  = aree terrazzate; IB  = muri isolati; L  = gradini; W  = strutture architettoniche. Le risorse invece sono state strutturate secondo la metodologia PALINSESTO. 

  • I sentieri di Erice

    Come già si diceva, le attività avviate tra il 1996 e 1997 con il progetto KALAT, furono volte alla valorizzazione della antica viabilità storica di Erice:

    • con interventi diretti come il recupero del tratto esterno da porta Carmine a Porta Spada e dal parcheggio di S.Giovanni alla Torretta Pepoli;
    • con operazioni di mappatura approdate nella pubblicazione della Carta dei sentieri trekking di Erice nel 1998;
    • con ricerche d’archivio volte a ricostruire la memoria storica di strade e sentieri, di cui si erano persi persino i nomi, nell'ampio territorio che allora costituiva il comune di Monte San Giuliano.

    Le ricerche condotte a partire dal Catalogo delle strade comunali nel territorio di Monte San Giuliano, risalente al 1867,  determinarono come la sentieristica storica del Monte Erice proprio nella sua fase di maggiore sviluppo intorno alla seconda metà dell’ottocento confluiva nelle sei porte della città:

    • da Porta Trapanisi dipartiva la Rotabile per il casale di S.Marco (1) una vera e propria autostrada del tempo (1700) larga oltre 6 metri e lunga oltre 12 Km, interamente basolata.
    • da Porta Carmine la via vecchia di S.Anna che giungendo dal convento di S.Anna, camminando sulla cresta del monte passando dal piano delle forche (attuale Hotel Ermione o Jolly Hotel) oggi come allora si infilava dritta nella porta.
    • da Porta Spada partiva la Strada di S.Maria maggiore o  Scala sottana
    • dalla oggi diruta Porta Castellammare nella zona dei Runzi partivano la via per la Maddalena e la via di Porta Castellammare
    • dalla non più esistente Porta del Castello la via di porta del Castello e la via del Castello dalla parte di mezzogiorno.
    • dalla Porta dei Cappuccini (6) oggi non più visibile partiva la via del Petrale oggi più volte interrotta e non facilmente praticabile. 

    L’analisi della sentieristica storica condotta con il progetto KALAT ha consentito di far emergere due tipi di viabilità: quella orizzontale, funzionale a spostamenti interni tra le diverse zone del monte e quella di collegamento verticale, frutto di millenaria attività progettuale e grandi sforzi realizzativi per il collegamento delle aree a valle. Lo studio d’archivio  condotto durante i campi, inoltre, ha rivelato come le strade del secolo scorso si sviluppavano attraverso un agro ericino scarsamente abitato, in cui la pastorizia sembrava essere l’attività prevalente, con poche infrastrutture e pochi nuclei abitati, con un territorio costituito da grandi appezzamenti terrieri (fondi), radi appezzamenti più piccoli (parecchiate), i rari cortili di qualche casale e poche aree curate e ingentilite dei giardini.

     

  • I selciati ericini

    Alcuni dei sentieri ericini, sia in città che sulla Montagna erano ricoperti da una fascia di pietrame molto resistente, cavato sulla montagna, con alte percentuali di silice (selce) che veniva infisso in uno strato di sabbia, schegge e calce.  In genere tali selciati venivano ricoperti da terriccio o ghiaia molto fine per permettere un agevole cammino ai carri o per evitare di scivolare. La tecnica di costruzione dei sentieri è rimasta pressochè immutata dal’età romana fino all’ottocento: per prima cosa si collocavano i bordi, che davano la direzione della strada, poi si scavava il terreno all'interno, dove si metteva uno strato di pietre piuttosto grandi, che formavano le fondamenta (statumen); al di sopra si faceva una gettata di malta mista a pietrisco (rudus), che veniva ben battuto, poi si metteva sopra un terzo strato (nucleus), di malta e sabbia nel quale si affondavano i basoli, che così incastrati non si muovevano e formavano un piano durissimo (pavimentum). Durante i campi Kalat è stata effettuata per la prima volta, secondo recenti metodologie di archeologia dell' architettura, una analisi mensiocronotipologica dei selciati con l'individuazione di sei tipologie formali principali (alla A alla F).  L'analisi condotta con il Progetto KALAT aveva iniziato a mostrare come le differenti tipologie potevano corrispondre datazioni diverse: la tipologia A1, la più tipica e famosa di Erice, sarebbe un esempio abbastanza tardo e risalirebbe solo allo scorso secolo, mentre la C1 che si rinviene solo in piccole strade marginali, poco soggette ad usura - e quindi a rifacimenti (mentre è molto estesa nel quartiere giudaico abbandonato da secoli) sembrerebbe la più antica.  Avviata era stata pure una analisi dimensionale per l'individuazione dei moduli progettuali e variazioni tecniche.

    Rassegna dei 12 tipi di selciati rinvenuti nelle strade di Erice.

  • Le attività di recupero

    Insieme alla mappatura della sentieristica storica, sempre nell’estate del 1996 e 1997 era stato recuperata la fruizione del sentiero esterno alle mura tra Porta Carmine a Porta Spada con la ripulitura dell’area e la realizzazione di gradinate in legno e staccionate. Era stato inoltre avviato il recupero del sentiero sotto il Castello di cui era stato liberato il transito dal parcheggio del San Giovanni alla Torretta Pepoli.  Una idea sulle condizioni in cui versavano i sentieri può farsi nel leggere l’elenco di quanto rinvenuto e asportato durante la ripulitura del tratto tra Porta Carmine e Porta Spada con “...siringhe usate, porte, finestre, tre telefoni pubblici, una ossatura di cabina telefonica, buste di sangue per trasfusioni, fornellino a gas, utensile per rito woodoo, una rete per letto, tavole in legno…bottiglie in vetro e plastica, vasi rotti, barre in ferro, lattine, fazzoletti di carta, mutande,  carta straccia...”E’ interessante notare inoltre come con la tecnica dei Campi  Kalat il recupero di un tratto di quello che sarebbe poi divenuto il Sentiero Punico di Erice per circa  200 m sia costata l’equivalente di € 20.000 (100 €/m) mentre la successiva opera pubblica ha recuperato il sentiero ad un costo dieci volte superiore, di circa € 1.000.000 al chilometro (1.000 €/m), senza alcun vantaggio indirettp della presenza e permanenza di decine di giovani italiani e stranieri nel centro abitato della vetta. Si aggiunga pure che in alcuni tratti di sentiero la transennatura e gradonatura realizzata durante i campi KALAT è stata mantenuta – e verosimilmente illegalmente contabilizzata - durante i lavori della successiva opera pubblica.